giovedì 28 giugno 2012

Si può fare.

Sentirsi meno pazza, si può fare. Meno sola, meno incompresa e meno Calimero.
Basta solo guardarsi un po' intorno per scoprire che non sei mica solo te così esaurita. Ma poi in fondo lo dicevo anche qui... quanto è passato? Quattro mesi? Bella prova della mia rinomata coerenza...
Diciamo che una ci prova, si convince che è così, e basta. Se lo ripete a mo' di mantra che non si deve far prendere dal panico e che fatte 'na risata e passa tutto.
Certo poi vattelo a ricordare quando sopraffatta, incastrata,stanca e satura di TUTTO quello che ti circonda, mediti fughe notturne verso molto molto lontano. E ti senti un essere fondamentalmente molto sbagliato. Perché in quel momento ci credi proprio, che non ce la puoi fare. Non sembra esserci niente che ti possa sollevare. E se ti guardi intorno, quella comprensione che vorresti la trovi da chi non sta messo come te, e quindi ti senti ancora più strana e fuori luogo.
Poi guardi un po' meglio... e piano piano quell'idea di te come un essere profondamente insolito e intensamente inadeguato al suo ruolo comincia a sgretolarsi, e cominci a pensare che il tuo posto non è necessariamente su un altro pianeta o reincarnata in una tartaruga (sì, l'ho desiderato, per quella divertente abitudine delle tartarughe di atterrare su una spiaggia, fare 200 uova che tanto qualcuno di tanti se la caverà, mollarle lì al loro incerto destino- ma così è che va- e poi ripartire libera e felice alla volta dell'oceano e di nuove avventure tartarughesche. Ok, sono stanca e fa caldo.).
Così scopri che, anche se non te ne eri accorta, non sei affatto l'unica che sogna di dimenticarsi di tutto e pensare solo a lei per qualche ora. Mica un mese, qualche ora.-Chiedo troppo?-  E la smetti di startene lì con quel senso di colpa prettamente femminile che ti attanaglia l'inconscio, e che tanto non ti molla pure se fai finta di non sentirlo.
Il punto è che una cresce con la concezione che le mamme sono necessariamente felici, complete e realizzate, sempre e comunque, e così deve essere. E se non è così sono bravissime a fare finta di niente. E questa femminile sopportazione ce l'hanno sempre esaltata e propinata come modello vincente. E no! Saremo meno pazienti ora, più stimolate, più viziate, quello che vi pare...ma chi l'ha detto che la chiave è farsi andare bene tutto e decidere di immolarsi per il bene comune??? E quindi una si fomenta. Poi una come me che non ha una via di mezzo torna sui suoi passi, in balia di quello là che abbiamo nominato prima, quel senso di colpa.
Che tanto c'è sempre,eh: in qualunque direzione oscillino i tuoi pensieri c'è sempre pronto lì un senso di colpa di qualche tipo a romperti i coglioni. Il senso di colpa perché non sei una brava mamma, perché sei una peccatrice maledetta che agogna una serata di cazzeggio puro ogni tanto, perché a volte quando sei sola quasi ti dimentichi di avere un figlio per qualche ora, ma anche perché ti sei allontanata troppo da quello che eri, perché ti stai perdendo pezzi di te, perché non riesci a conciliare tutto come vorresti, perché ti sembra di tirare fuori solo il peggio di te troppo spesso, perché la pazienza ti abbandona, perché da qualche parte deve pendere e mi urta che penda!

E quando sei sull'orlo del delirio e non sai più per cosa incazzarti e ti sei lamentata talmente tanto che non ti sopporti più da sola, ti viene in mente un pensiero stupendo: si può fare. In qualche modo, non so ancora quale, ma si può fare. Si può conciliare, si deve conciliare. Smettendo di mirare a ideali lontani da quelli umanamente applicabili, soprattutto da chi un baricentro non ce l'ha mai avuto e oscilla pericolosamente tra inquieti quanto opposti stati d'animo. E lo dice una che tipo due settimane fa meditava qualcosa come il suicidio o la fuga alla Thelma e Louise. Sentendosi dentro il dramma esistenziale di Sylvia Plath mischiato con lo spleen di Baudelaire. Sul serio.
Perché non è solo la mammità che uno mette in dubbio, in quei momenti, almeno io. Ma un altro pò l'intero universo e il senso di ogni cosa, in una gran caciara in cui è impossibile orientarsi.
E per fortuna che medito un Si può fare. Che inizia a serpeggiare, si insinua, te lo senti dentro e magicamente tutto sembra un pò più luminoso. Cominci a capire che bisogna cominciare dalle piccole cose, quelle semplici, quelle stupide. Dare un ordine a quelle, una valenza. Da lì ricominciare a costruire, a risanare, a risanarti, a guardarti diversamente, tornare a farti ridere da sola e a ridere delle cose. E a decidere una volta per tutte che sì, cavolo, che si può fare. E smettiamola con sto senso di colpa e sti limiti che ci autoimponiamo. A volte la felicità mi sembra così a portata di mano che non mi sembro nemmeno io quella che invece troppo spesso si perde in un bicchier d'acqua come niente fosse e annega lì per ore,giorni.
Forse sono bipolare. Può darsi. Ma finchè mi alterno di mese in mese ci può pure stare.
Certo quando comincerò a scrivere i post col botta e risposta del mio insano dialogo interiore tipo bambino di Shining, allora sì, preoccupatevi.

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