lunedì 20 febbraio 2012

Che significa fare un figlio a 22 anni (e non. Ma soprattutto a 22 anni) ?


Può significare molte cose, di cui la maggior parte molto profonde e appaganti. 
In 3 anni poi la cosa, e il tuo rapporto con tutto ciò soprattutto, si evolvono notevolmente, ma tra cotante "profondità"  ricordiamo anche...
  • “Sono incinta!”
    “Oh cazzo!! E mo?”
    “No...ma lo vogliamo...!”
    “Eh??”... e parte un pianto. Emozionata. No, a pensarci bene era disperata. (Tu, che ti leggerai, so che ti riconoscerai...)
  • L'università? Rimandata. A data da destinarsi. D'altronde, già prima diciamo che non andavo come un razzo ( la costanza non è mai stata il mio forte), figuriamoci adesso che sto 24/7 con E.T. ( ah no, lui è “Elliott, il bambino”, parole sue)
  • Che?? I Crystal Castles a Roma?? Tu, a casa, hai un figlio di due mesi, dove volevi andare??
  • Un “Ci vieni al djset dei Klaxons?” può provocare drammi esistenziali pesanti e casi al limite del diplomatico.
  • “C'è la mamma?”, “E' il fratellino?”, “Ma è il tuo o sei la baby sitter?” e simili ...e dai! E mica c'ho 13 anni!
  • Conseguenza del punto precedente: CHIUNQUE, e dico chiunque, giuro (pure i passanti per strada!!) si sente in diritto -che dico? Quasi dovere!- di dispensarti interessantissimi e gentilissimi consigli, che alle mie orecchie suonano più come “Anvedi sta sprovveduta!” o peggio “Sta incosciente!” (io farò un post su questo, lo giuro, ho da dire molte cose sull'argomento!)
  • Fornire a tuo figlio una concezione pressoché surreale del mondo intorno a lui e dell'età media delle mamme, tanto da dover assistere, con un certo savoir-faire, a scene tipo:
    “Tu sei la nonna?”, a una mamma sui 40.
    “No, sono la mamma!”
    “No, no, ma tu sei la nonna!!!”
    “ Ti assicuro che sono la mamma!!”
    “Io penso che sei la non...”
    “Nicco, corri andiamo s'è liberata l'altaleeeeeeeena!!” Salvi! Lui, dai fulmini che cominciavano a partire dagli occhi della mamma in questione, ma soprattutto io che sarei volentieri sprofondata nel fango alla fine dello scivolo.
  • Al parco, causa anche il punto precedente, sei guardata con sospetto. Fai fatica a inserirti in una conversazione senza provare l'inevitabile sensazione di essere guardata dall'alto. E l'ho capito perché: sono scambiata per la babysitter, quindi che ne so io de ste cose! Soluzione: i papà sono più simpatici e se la tirano di meno; e io mi ritrovo molto più spesso a chiacchierare con loro. Oppure con le mamme mooooolto freak. :) 
  • Un'altalena di stati d'animo e di emozioni che vanno con nonchalance dal: “Voglio fuggire lontano, molto lontano.” al “La vita è una cosa meravigliosa” al “Vi odio a voi che ancora andate cazzeggiando e uscite quando, come e dove vi pare, fino a quando vi pare e il-non-avere-una-coscienza-può-non-essere-un-problema” al “Sono veramente una figa ad aver fatto un figlio così giovane, e non mi manca niente di prima, sono in pace col mondo” al “Quando inizia sto cavolo di asilo???” al “Il primo giorno di scuola piangerò e pure alla recita...oddio la recitaaaaaaa...” al “Ma il post-scuola fino a che ora ha detto che è? Alle 5?... solo?” al “Io e te per sempre insieme inseparabili, innamorati” al “Non ce la posso fare.” al “Sono io la vera alternativa, e quelli come noi cambieranno il mondo” sì...è così...capita.
  • Scoprire, con un certo anticipo, che Roma è una città progettata solo per persone che camminino sulle loro gambe e anche con una certa agilità, e avvelenarti.
  • Ma soprattutto... l'impagabile soddisfazione goduriosissima dell' “incarrarsi” (non trovo un termine che renda meglio l'idea!) quelli che camminando ti inchiodano davanti o che proprio non je la fanno e per loro è sempre una passeggiata di salute... col passeggino!! E per di più, sentirsi chiedere scusa. 
    Lo so, mi diverto con poco.

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