mercoledì 22 febbraio 2012

C'era una volta... Storia di due folli.


C’era  una volta una giovane fanciulla.
Faceva finta di studiare storia dell’arte ma in realtà si stava specializzando in “Vedere tutti i concerti a Roma di gruppi conosciuti da non più di 5 persone”, “L’arte del cazzeggio puro” e “Com’è bello fare la fuorisede”.
Viveva con le sue amiche del cuore. Per campare serviva caffè corretti col gin ai meccanici e latti macchiati nei bicchieri di plastica a donne ipocondriache, in un gioioso bar sulla Prenestina.

C’era una volta un baldo giovane, ignobile capellone.
Egli studiava. Studiava. Studiava. E voleva fare il regista.
Viveva con il suo amico del cuore in una casa fighissima. Con la camera del nonno, inquietantissima.

I due stavano per incontrarsi, e non lo sapevano. ( E se no...)

Non starò a spiegare le varie conoscenze che c’erano di mezzo. Dico solo che i famosi sei gradi di separazione ESISTONO DAVVERO.
Fatto sta che una sera la graziosa pulzella si imbuca allegramente, invitata con romana nonchalance dalla sua compagna di avventure che tentava di riparare al suo ennesimo e prevedibilissimo ritardo al loro appuntamento, a casa del nostro eroe.
Egli non la caga di striscio, diciamolo. Lei nemmeno è turbata dalla cosa, eh. Diciamo anche, a discolpa dei nostri prodi, che la stanza era buia e che Gian Maria Volontè proiettato sulla parete deviava un attimo l’attenzione.

Ciò che avviene dopo è inspiegabile.  Fatto sta che le premurose amichette cominciano quasi a preoccuparsi, temendo per le sorti della loro ordinatissima coinquilina che non rincasava da giorni, che poi senza di lei a casa non si sapeva proprio come fare, oh. “Avrà beccato un maniaco?”,  “No...l’avrà travolta il 14?”, “ Forse dorme nel bagno del bar per fare prima a lavoro...”.

Intanto i due erano già alla fase del “Ti libero due ante dell’armadio” e del “A che ora torni per pranzo?”. Come ciò sia potuto accadere, ancora nessuno l’ha capito. Soprattutto come ciò sia potuto accadere visti i soggetti in questione.

Mai fidarsi di quelli che non destano sospetti. So i peggio.
Sono quelli che poi due mesi dopo, turbando gli equilibri psicofisici e mettendo in dubbio tutte le certezze di parenti,amici o anche solo conoscenti, annunciano inebetiti e fomentati: “Siamo incinti! E l’abbiamo pure fatto apposta ”. Eccaa llà.

Seguono turbe mentali di chi li conosceva bene, drammi familiari di chi non si capacitava di cotanta esauritaggine, e soprattutto ...entusiasmo dei genitori. No, non ho detto bestemmie, no, nemmeno diseredazione, ho detto proprio entusiamo. Sì.
I più penseranno: Che cazzo c’è da ridere se tua figlia che ancora non ha finito l’università (e procede con lentezza ), non ha uno straccio di lavoro decente (ok, il bar...e dai...), incontra un altro esaltato come lei e dopo due mesi è incinta? E viceversa. Lo so.
Resta tutt’ora un mistero in base a quale forma di euforia i quattro abbiano agito. Forse la stessa che guidava i loro figli. E che forse era contagiosa.

Nei 3 anni seguenti i due hanno cambiato un sacco di cose, inevitabilmente. Tutti si sono abituati alla presenza dell’erede (che poi ...erede de che?), anzi auspicano il raddoppio, incassando risposte che, con la consueta coerenza degli interrogati, variano dal: “Ci stiamo pensando, lo vogliamo domani” nei momenti più spensierati, al “Ma perché non te lo fai da solo uno?” nei momenti più ironici, alla significativa mossa della grattata, che vale più di mille parole, nei momenti di maggior tensione (e salute mentale, aggiungerei).

I nostri amici si barcamenano nelle loro giornate alla ricerca dell’organizzazione perfetta, che non è una cosa che fa per loro e non l’hanno ancora capito, nella speranza di coordinare armoniosamente tutto quello che gli passa per la testa con tutto quello che, ahimè, gli passa davanti agli occhi per cause di forza maggiore. Impresa ardua, ma siamo tutti qui per questo in fondo.

I nostri eroi sono due pazzi, chiariamolo. Due incoscienti, un pò esaltati, istintivi, utopisti (e mo s’incazza che l’ho detto ) e anche un pò squilibrati.
Ma sono anche due persone che vogliono essere padrone delle proprie scelte, che hanno voluto sfidare le loro paure e seguire l’istinto e la follia di quando si è innamorati e convinti che tutto andrà bene, sempre. Poi non va tutto bene, non sempre sicuramente.
Il bello però è quando uno continua a esserne convinto, che tutto andrà bene, sempre.

Sì. Due folli. L'avevo detto.




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